Rinvio della riforma Cartabia – Questione di legittimità costituzionale sollevata dal Tribunale di Siena in composizione monocratica

Pubblichiamo l’ordinanza del Tribunale di Siena con la quale viene sollevata questione di legittimità costituzionale dell’arti. 6 del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162 con cui è stata differita l’entrata in vigore del decreto legislativo n. 150 del 2022 (c.d. Riforma Cartabia).

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Il rinvio della riforma Cartabia – L’estensione dei cd. reati ostativi – La normativa “Anti-Rave” nel nuovo reato ex art. 434 bis C.P.

Uno dei primi atti normativi emanati dal nuovo Esecutivo è stato il decreto legge 152 del 31 ottobre 2022 con il quale sono state introdotte modifiche al c.d. ergastolo ostativo, all’entrata in vigore della riforma Cartabia ed è stata introdotta una nuova fattispecie delittuosa, l’art. 434 bis C.P., rubricata «Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica».

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Le Sezioni Unite sulla rilevabilità d’ufficio della pena illegale anche in caso di ricorso inammissibile.

Intervento chiarificatore delle Sezioni Unite che con la sentenza 38809 depositata il 13.10.2022 hanno stabilito che pur in presenza di un ricorso inammissibile spetta alla Corte di Cassazione, in attuazione degli artt. 3, 13, 25 e 27 Cost. il potere di rilevare l’illegalità della pena determinata dall’applicazione di sanzione ab origine contraria all’assetto normativo vigente.

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Messaggi WhatsApp e reato di molestie: la fine di una relazione sentimentale e la configurabilità del reato – irrilevanza della funzione di “blocco”

Segnaliamo la sentenza n. 34821 della Prima Sezione (ud. 24.05.2022 dep. 20.09.2022) con la quale viene ribadita dai giudici di legittimità la configurabilità del reato di cui all’art. 660 C.P. per l’imputato responsabile di aver inviato messaggi telefonici tramite WhatsApp diretti alla persona offesa e contattando persone a lei vicine affinché facessero da tramite per convincerla a riprendere la relazione sentimentale cessata.

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Contraddittorio e prova scientifica: inderogabile l’esame del consulente tecnico della difesa.

Si segnala la recente sentenza della Quarta Sezione della Cassazione (n. 30816/2022 depositata il 9.08.2022) che, nell’ambito di un processo per omicidio per colpa medica ascritta a due sanitari accusati di aver rinviato un intervento sulla paziente affetta da ernia ombelicale strozzata, aggiorna l’orientamento della giurisprudenza che fino ad oggi consentiva talora l’omissione dell’esame del tecnico di parte in caso di perizia.

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Corte Costituzionale: ammissibile la messa alla prova in un secondo procedimento in caso di reato continuato (sent. 174/2022).

La Consulta, con la sentenza 174 del 23.06.2022 depositata il 12.07.2022 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 168-bis, quarto comma, del codice penale, nella parte in cui non prevede che l’imputato possa essere ammesso alla sospensione del procedimento con messa alla prova nell’ipotesi in cui si proceda per reati connessi, ai sensi dell’art. 12, comma 1, lettera b), del codice di procedura penale, con altri reati per i quali tale beneficio sia già stato concesso.

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La Consulta interviene su particolare tenuità del fatto e statuizioni civili: possibile la condanna alle restituzioni e ai risarcimenti (sent. 173/2022).

La Corte Costituzionale con la sentenza 173 del 25.05.2022 depositata il 12.07.2022 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 538 C.P.P., nella parte in cui non prevede che il giudice, quando pronuncia sentenza di proscioglimento per la particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’art. 131-bis C.P., decida sulla domanda per le restituzioni e il risarcimento del danno proposta dalla parte civile, a norma degli artt. 74 e seguenti C.P.P.

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No all’abuso d’ufficio quando la condotta non rientra nello svolgimento delle funzioni o del servizio

Si segnala la pronuncia della Corte di Cassazione (Sezione VI del 17.02-14.04.2022 n. 14721) che ha annullato senza rinvio la condanna per tentato abuso d’ufficio (artt. 56 e 323 C.P.) in concorso pronunciata a carico di un consigliere comunale per aver assunto l’incarico di consulente presso azienda municipalizzata deputata alla raccolta di rifiuti nel medesimo Comune ove era stato eletto (azienda che aveva anche pagato le fatture presentate per le prestazioni erogate).

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